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Bilanci aziendali in rosso nell'agricoltura: non c'è solo crisi
Com’è normale che sia di questi tempi, pesanti flessioni sono state registrate anche sui bilanci aziendali del settore agricolo italiano, non solo nella produzione a denominazione di origine protetta, ma anche nella produzione generica. Il minor gettito sui bilanci aziendali dipende da tre fattori principali, che gli operatori si sono trovati a dover fronteggiare in un arco di tempo molto breve.
Il primo fattore, che ormai incide profondamente da anni, è il calo dei consumi dovuto alla congiuntura economica: si acquista solo lo stretto necessario e si punta al risparmio. Solo in Emilia-Romagna, questo fattore avrebbe inciso sui bilanci aziendali delle attività agricole per almeno 300 milioni di Euro. Ovviamente si tratta solo di un caso, ma è tutta Italia a soffrire la pesante recessione, e non soltanto nel settore agricolo.
Non fa sconti nemmeno il clima, che ha invertito le stagioni: erano anni che gli operatori del settore non vedevano un'estate così rigida e le colture ne hanno certamente risentito: i casi di parassiti sconosciuti che hanno infestato le colture sono comparsi sulle maggiori testate nazionali e i costi di smaltimento delle colture infette ha inciso tanto sui bilanci aziendali che le associazioni di settore hanno dovuto chiedere un aiuto dal Governo.
Non si placa, nel frattempo, la questione della crisi Ucraina. Secondo Coldiretti, i bilanci aziendali delle imprese agricole italiane per la questione embargo hanno perso 125 milioni di Euro.
Le disposizioni dell'Unione Europea per fermare l'avanzata russa in Ucraina sono state siglate da tutti gli organi internazionali: ogni Paese ha rinunciato alla sua fetta di mercato con la Russia, causando anche di riflesso danni alle rispettive economie.Considerate le due situazioni pregresse, le scelte internazionali sono state una spada di Damocle sui bilanci aziendali delle nostre imprese agricole, che già faticavano per non essere in rosso.
Le piccole realtà locali si stanno già dando da fare per arginare il fenomeno: tantissime le iniziative eco-solidali che consentono ai produttori di vendere prodotti tipici a un prezzo equo, portando direttamente nei mercati e nelle piazze chi lavora nel settore.
Il Made in Italy rappresenta prima di tutto qualità nella produzione e salvaguardare questo aspetto comporta anche l'acquisto di materie prime di alta qualità, fattore quest’ultimo spesso sottovalutato in una filiera troppo lunga per competere con il mercato globale.